Il C.d.Q. Torrino-Decima aveva proposto ai candidati Presidenti del IX Municipio di individuare prima i quartieri del municipio e successivamente di istituire una Consulta dei Comitati di Quartiere riconosciuti.
La proposta di per se sembrerebbe di buon senso. Purtroppo però, dare un giudizio senza alcun approfondimento nel merito, è quantomeno semplicistico.
Un'idea poco soppesata.
Cominciamo col dire che una tale regolamentazione non può essere fatta a livello municipale, ma dovrebbe essere comunale. Infatti sarebbe incomprensibile che quartieri limitrofi fossero regolamentati da due, tre o addirittura quattro diverse normative. E casi di quartieri che si trovano a cavallo di diversi municipi ci sono.
Poi ci sarebbe la questione non meno importante di definire i quartieri e i confini. Per esempio il C.d.Q. Torrino-Decima è Torrino o è Decima? E che confini ha?
Sono molti i Comitati che hanno più di un nome e che spesso non hanno confini ben delimitati. Chi farà un taglia e cuci dei confini dei quartieri?
Io non ho ben capito il fine di questa iniziativa, ma ritengo che se un Comitato ha uno Statuto e un Regolamento (che non siano "contra legem") non si capisce allora la necessità di richiedere altre garanzie. A meno che le garanzie non debbano intendersi di carattere politico. E qui tocchiamo il punto dolente.
A chi "offrirsi" per il riconoscimento?
Per poter essere riconosciuti secondo la proposta del C.d.Q. Torrino-Decima "I Comitati territorialmente riconosciuti e in possesso dei requisiti stabiliti, faranno parte di una specifica Consulta". Chi sarà riconosciuto e chi entrerà nella specifica Consulta?
A chi bisognerà andare ad elemosinare il riconoscimento? Perché questo riconoscimento sarà dato a Tizio invece che a Sempronio? E a qualcun altro potrebbe persino essere vietato presentarsi?
Sono tutte domande lecite. Sono le domande che tutti i cittadini si faranno.
Le risposte purtroppo, sono che in questi casi si fanno regolamenti per impedire ad alcuni di entrare per dare "fastidio". Perché c'è quel tal politico che non ha gradito la tal critica.
I comitati di quartiere non debbono e non dovranno mai avere
alcun riconoscimento politico! Debbono essere liberi!
Se dovesse andare avanti la proposta del C.d.Q. Torrino-Decima è chiaro che non si dovrebbe più parlare di Comitati di Quartiere ma, solo ed esclusivamente, di comitati di partito.
Già oggi, dispiace dirlo, tra i comitati quasi il 70% è di partito. Evitiamo di buttare a mare quel 30% rimasto ancora libero, in cui noi ci riconosciamo e dei quale, modestamente, rappresentiamo il nocciolo duro.
La politica cerchi di fare bene il suo lavoro e non cerchi di
imbavagliare e danneggiare i Comitati di Quartiere.
Né con consulte, né con riconoscimenti.
La proposta di un'organizzazione o rete tra comitati può essere accolta. Ma deve essere chiaro che entrare in una organizzazione deve essere una scelta e non un obbligo. Deve servire per meglio confrontarci e meglio decidere le proposte da avanzare alla classe politica che ci amministra. Senza inciuci con i politici.
Nascerebbero i Comitati a tempo.
Se un partito ti riconosce oggi, non vuol dire che domani un altro partito, di colore diverso, ti dia lo stesso riconoscimento. E allora che succede, cambiamo i Comitati all'interno della Consulta ogni volta che cambiano gli Amministratori? A seconda se vince il M5S, il PD, Marchini, il PDL o chi per Loro?
Nooo...questa seconda parte è irricevibile! Che nessuno si azzardi a toglierci la libertà di riunione, di pensare, di proporre, di controllare e perché no, di criticare, quando è necessario. La critica e la libertà di pensiero sono il sale della democrazia. Toglierle o ridurle significa togliere o ridurre la democrazia.
Libertà e democrazia le abbiamo conquistate e
sia chiaro, non ce le faremo togliere da nessuno!
Agli amici del C.d.Q. Torrino-Decima facciamo quindi l'appello di rimodulare la loro proposta, perché essa possa essere riconsiderata da tutti quei comitati (in primis il nostro) che si riconoscono nelle idee sopra espresse.