Rassegna Stampa dopo la sentenza del Tribunale Civile di Roma in merito al ricorso presentato dal Comune di Roma sugli sgomberi dei Campi Nomadi

 

fonte notizia il Tempo

Alloggi nei villaggi rom anche per i senzatetto
Il vicesindaco: il Tribunale fa ripartire il Piano nomadi ma va sanata la discriminazione subita dai romani

Il trasferimento nei villaggi per i nomadi è volontario. E può ripartire l'assegnazione delle casette a La Barbuta2. Il Tribunale civile ha dato ragione a Roma Capitale. E con l'ordinanza depositata ieri il Piano nomadi può andare avanti. Perché ha ribaltato il ricorso presentato dalle associazioni "Studi giuridici sull'immigrazione" e "21 luglio" vinto l'8 agosto. È la vittoria di Roma Capitale e della sua Avvocatura. Parla di «una sentenza di buonsenso» il sindaco Gianni Alemanno, «che scongiura il blocco del piano nomadi e il conseguente caos». «Ora possiamo andare avanti - dice - il vicesindaco Belviso sta lavorando per adeguare i regolamenti ai campi nomadi in modo che entro la fine dell'anno ci siano solo campi rom autorizzati».Ci sono ormai pochi campi da trasferire, Foro Italico e qualche altra struttura.

Per le ultime 120 persone a Tor de' Cenci il Tar si esprime il 26 settembre. Il motivo dell'amministrazione è l'inagibilità del campo confermata dalla Asl.

Ma una discriminazione da sanare c'è. È quella che vivono i romani impoveriti, che non hanno la stessa opportunità dei nomadi. Padri separati che dormono in auto. Famiglie in attesa di una casa popolare. Mamme sole con figli. E schiere sempre più folte di residenti che mangiano col volontariato. «Erano il 70-80% delle persone cui ho servito un pasto alla mensa Caritas» ha ricordato il vicesindaco e assessore alle Politiche sociali di Roma Capitale, Sveva Belviso, che a Ferragosto fu scambiata per una nuova volontaria, «una biondina che fa i piatti abbondanti».

È stata lei ieri in Campidoglio a illustrare l'ordinanza che «fa ripartire il Piano Nomadi», in presenza del capo dell'Avvocatura comunale, Andrea Magnanelli. E a dire che Roma Capitale studia «per modificare le regole». Punta cioè ad «aprire i villaggi» anche ai disagiati di casa nostra. Altro che case ai nomadi. Si può. Ora che il Tribunale civile ha sancito «che Roma non compie alcun atto discriminatorio, né nel merito - ha spiegato Belviso - perché il Comune ha agito in esecuzione di un piano governativo e per ragioni di emergenza, né nel metodo: i trasferimenti non sono forzati e migliorano la qualità della vita». «Sono scelti e non imposti». I prefabbricati sono infatti assegnati in «comodato», un «contratto», «non un atto d'imperio». L'assegnazione è «temporanea», «due anni», senza «obblighi di permanenza nel villaggio». «Migliora le condizioni di vita» con «scuole e servizi sociali» che invece «mancano nei luoghi in cui i nomadi attualmente vivono».

Sull'elemento razziale, poi, il tribunale civile feriale ha sottolineato che a «determinare il trasferimento non è l'appartenenza etnica ma la condizione abitativa attuale». Pessima. Almeno quanto i romani che vivono in auto. Ma non si tratta di sostituire le case popolari. «Il campo che abbiamo concepito noi è un servizio sociale - ha spiegato Belviso - Stiamo valutando di creare un regolamento che possa consentire anche ai senzatetto di avere il diritto di usufruire di un alloggio in strutture come quella de La Barbuta proprio perché non hanno una condizione abitativa accettabile».

Il villaggio modello sarà clonato? «La realizzazione di un campo come quello de La Barbuta rappresenta un bene durevole - ha spiegato Belviso -. È un investimento che l'amministrazione fa su un servizio sociale, non è un'idea malvagia pensare di poterlo mettere a disposizione per un lungo periodo anche a persone con serie difficoltà abitative oltre ai nomadi». Bisognerà vedere che ne pensa l'Europa, che sgancia. Conti alla mano qualche calcolo Belviso lo può fare: 5 milioni per un campo per 650 persone che dura 20 anni fanno 7.800 euro a persona, sono 380 euro l'anno, solo un euro al giorno a persona per le 650 prese ad esempio.

 


 

fonte notizia Corriere della Sera

Piano nomadi, in tribunale vince il Comune

«Nessuna discriminazione» nello spostamento dei rom dai campi abusivi a La Barbuta. Belviso: «Ora nuovi trasferimenti»

ROMA - Via libera al trasferimento dei nomadi a La Barbuta. Lo ha deciso il tribunale civile accogliendo il reclamo del Campidoglio contro il provvedimento d'urgenza che aveva bloccato lo spostamento dei rom dai campi abusivi a quello di La Barbuta. «Non esiste alcun carattere discriminatorio - si legge nella motivazione - nel realizzare attraverso il piano nomadi il trasferimento in strutture ufficiali e la chiusura di tutti i campi autorizzati o abusivi».

TRASFERIMENTI VOLONTARI - Nella sentenza, spiega il vicesindaco Sveva Belviso, il tribunale ha «assolto» il Campidoglio dall'accusa di aver discriminato i rom sia nel merito, sia nel metodo. Nel merito perché il Comune «ha agito in esecuzione di un piano governativo e per motivi di emergenza». Nel metodo perchè «i trasferimenti non sono forzati, ma c'è la volontarietà del soggetto». Infatti, ha aggiunto il vicesindaco, «il trasferimento è facoltativo e nessuno vincola nessuno alla permanenza nel campo».Una famiglia di nomadi a La Barbuta (Jpeg)

SENZATETTO NEI CAMPI - «Il piano nomadi riparte - sottolinea a questo punto Belviso -. Ora possiamo finalmente proseguire con i trasferimenti che per un bel po’ di tempo erano stati sospesi. Inoltre, annuncia il vicesindaco, «stiamo valutando la possibilità di estendere i campi anche ai senzatetto, in quanto certamente migliorativi delle condizioni in strada. Vorremmo trasformarli in centri di accoglienza, fermo restando che non si tratta di case popolari...».

LE TAPPE DELLA VICENDA - Si chiude così una vicenda iniziata il 20 marzo scorso con il ricorso delle associazioni «21 luglio» e «Studi giuridici sull'immigrazione» contro il Comune per discriminazione. L'8 agosto la domanda è stata accolta in via cautelare, con un provvedimento d'urgenza che ha impedito al Campidoglio di perseguire i trasferimenti. Infine, il 13 agosto, è stato depositato l'appello dell'avvocatura capitolina, vinto esattamente un mese dopo.

Redazione Roma online


 

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